La guida di Elvira

Elvira
La guida di Elvira

Offerta gastronomica

l Parco nazionale della Sila è situato nel cuore della Sila e si estende per 73.695 ha[1] assumendo una forma allungata nord-sud. La sede del parco si trova a Lorica, mentre il perimetro coinvolge territorialmente tre delle cinque province calabresi, la Provincia di Catanzaro, la Provincia di Cosenza e la Provincia di Crotone. Assolutamente da visitare per una giornata a contatto con la natura e gli animali e per mangiare ottimi prodotti tipici
11 persone del luogo consigliano
Villaggio Mancuso
11 persone del luogo consigliano
l Parco nazionale della Sila è situato nel cuore della Sila e si estende per 73.695 ha[1] assumendo una forma allungata nord-sud. La sede del parco si trova a Lorica, mentre il perimetro coinvolge territorialmente tre delle cinque province calabresi, la Provincia di Catanzaro, la Provincia di Cosenza e la Provincia di Crotone. Assolutamente da visitare per una giornata a contatto con la natura e gli animali e per mangiare ottimi prodotti tipici
Serra San Bruno è una delle località di maggiore interesse turistico delle montagne calabresi. Centro turistico, spirituale, artigianale e agricolo situato tra la Sila e l'Aspromonte, conserva intatte le strutture settecentesche dei propri palazzi e si richiama alle località alpine grazie ai suoi boschi fitti di pini e abeti del suo bosco millenario che rappresenta una meta privilegiata per gli escursionistici. Le case dell'abitato sono caratterizzate da portali in granito lavorato, loggette in legno scolpito e ringhiere in ferro battuto. Rappresenta un punto di riferimento per le località limitrofe. Gode di un clima ideale per le vacanze estive, numerosi sono i villeggianti che oltre ad apprezzare la frescura del posto amano la buona e sana cucina tipica dove primeggiano i funghi. Serra San Bruno possiede una forte tradizione gastronomica. Si va dai gustosi primi piatti come "la pasta alla serrese" ai secondi con carne di agnello o di maiale accompagnata da mille varietà di funghi fritti o sott'olio, per poi continuare con dolci tipici come "gli 'nzulli" preparati con un impasto semplice di acqua e farina amalgamate a mandorle tostate che dopo la cottura diventa fragrante e dal sapore inebriante. Le case dell'abitato sono caratterizzate da palazzi con splendidi portali in granito lavorato, balconi in pietra e loggette in ferro battuto, opera di artigiani locali che vantano un'antica tradizione ancora viva.
51 persone del luogo consigliano
Serra San Bruno
51 persone del luogo consigliano
Serra San Bruno è una delle località di maggiore interesse turistico delle montagne calabresi. Centro turistico, spirituale, artigianale e agricolo situato tra la Sila e l'Aspromonte, conserva intatte le strutture settecentesche dei propri palazzi e si richiama alle località alpine grazie ai suoi boschi fitti di pini e abeti del suo bosco millenario che rappresenta una meta privilegiata per gli escursionistici. Le case dell'abitato sono caratterizzate da portali in granito lavorato, loggette in legno scolpito e ringhiere in ferro battuto. Rappresenta un punto di riferimento per le località limitrofe. Gode di un clima ideale per le vacanze estive, numerosi sono i villeggianti che oltre ad apprezzare la frescura del posto amano la buona e sana cucina tipica dove primeggiano i funghi. Serra San Bruno possiede una forte tradizione gastronomica. Si va dai gustosi primi piatti come "la pasta alla serrese" ai secondi con carne di agnello o di maiale accompagnata da mille varietà di funghi fritti o sott'olio, per poi continuare con dolci tipici come "gli 'nzulli" preparati con un impasto semplice di acqua e farina amalgamate a mandorle tostate che dopo la cottura diventa fragrante e dal sapore inebriante. Le case dell'abitato sono caratterizzate da palazzi con splendidi portali in granito lavorato, balconi in pietra e loggette in ferro battuto, opera di artigiani locali che vantano un'antica tradizione ancora viva.
Bellissimo lungomare con numerosi esercizi commerciali e locali per la vita notturna
19 persone del luogo consigliano
Catanzaro Lido
19 persone del luogo consigliano
Bellissimo lungomare con numerosi esercizi commerciali e locali per la vita notturna

Visite turistiche

Il Parco racconta la storia di Skylletion, città della Magna Grecia, che divenne una prospera colonia romana, Scolacium. Di notevole impatto sono i resti del teatro e dell'anfiteatro della colonia romana di Scolacium, immerso in una folta e suggestiva vegetazione di ulivi secolari. Gli scavi all'interno del Parco Archeologico hanno riportato alla luce i resti di costruzioni di epoca romana quali il teatro, l'anfiteatro, le terme, le strade lastricate, l'acquedotto, mentre dell'antica Skylletion greca, non sono ancora emerse strutture murarie, a causa della sovrapposizione della città romana; molteplici sono, comunque, i rinvenimenti ceramici del IV, V e VI secolo a.C.. https://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=150887&pagename=157031
46 persone del luogo consigliano
Parco Archeologico di Scolacium
1 S.da Statale 106 Jonica
46 persone del luogo consigliano
Il Parco racconta la storia di Skylletion, città della Magna Grecia, che divenne una prospera colonia romana, Scolacium. Di notevole impatto sono i resti del teatro e dell'anfiteatro della colonia romana di Scolacium, immerso in una folta e suggestiva vegetazione di ulivi secolari. Gli scavi all'interno del Parco Archeologico hanno riportato alla luce i resti di costruzioni di epoca romana quali il teatro, l'anfiteatro, le terme, le strade lastricate, l'acquedotto, mentre dell'antica Skylletion greca, non sono ancora emerse strutture murarie, a causa della sovrapposizione della città romana; molteplici sono, comunque, i rinvenimenti ceramici del IV, V e VI secolo a.C.. https://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=150887&pagename=157031
Secondo la leggenda Borgia fu fondata dall'eroe ateniese Menesteo di ritorno dalla guerra di Troia, o addirittura da Ulisse naufrago su quei lidi. Molto più probabilmente, la città fu fondata come subcolonia di Kroton per controllare l'istmo sui due mari. Nata come presidio militare ai danni della vicina Locri, fu centro di traffico commerciale sulla via dell'istmo attraverso i fiumi Amato e Corace. Passata nel IV secolo a.C. sotto il dominio dei Britti, la città alla fine del III secolo a.C. decadde. Nel 123-122 a.C., il senato di Roma, per opera di Caio Gracco, decise di fondare la Colonia di Minervia Scolacium. Il territorio della colonia non si limitava alla piana della Roccelletta, ma doveva estendersi alle zone pianeggianti lungo il Corace verso le attuali Borgia, Catanzaro Lido e Copanello. Passata sotto Spartaco nel 72 a.C., dopo una ripresa monumentale in età Giulio-Claudia, nel 96-98 d.C. fu fondata una nuova colonia ad opera dell'imperatore Nerva col nome di Colonia Minerva Nervia Augusta Scolacium e la città si ampliò con la costruzione dell'anfiteatro, la nuova scena del teatro e la costruzione delle terme.
Borgia, Calabria
Secondo la leggenda Borgia fu fondata dall'eroe ateniese Menesteo di ritorno dalla guerra di Troia, o addirittura da Ulisse naufrago su quei lidi. Molto più probabilmente, la città fu fondata come subcolonia di Kroton per controllare l'istmo sui due mari. Nata come presidio militare ai danni della vicina Locri, fu centro di traffico commerciale sulla via dell'istmo attraverso i fiumi Amato e Corace. Passata nel IV secolo a.C. sotto il dominio dei Britti, la città alla fine del III secolo a.C. decadde. Nel 123-122 a.C., il senato di Roma, per opera di Caio Gracco, decise di fondare la Colonia di Minervia Scolacium. Il territorio della colonia non si limitava alla piana della Roccelletta, ma doveva estendersi alle zone pianeggianti lungo il Corace verso le attuali Borgia, Catanzaro Lido e Copanello. Passata sotto Spartaco nel 72 a.C., dopo una ripresa monumentale in età Giulio-Claudia, nel 96-98 d.C. fu fondata una nuova colonia ad opera dell'imperatore Nerva col nome di Colonia Minerva Nervia Augusta Scolacium e la città si ampliò con la costruzione dell'anfiteatro, la nuova scena del teatro e la costruzione delle terme.
A pochi chilometri dalla costa su una collina a ridosso di un burrone è il centro di Squillace. In epoca greca si chiamò Skilletion e in età romana Minervia Augusta Scolacium, ma forse le origini di questa città sono più remote. Fu patria di Aurelio Cassiodoro. Squillace è un centro con una forte vocazione turistica. Skylletion, che la tradizione vuole fondata da Ulisse, fu un'importantissima città della Magna Grecia. Il nucleo urbano antico si trova nel territorio più vicino al mare, mentre l'attuale centro ha origini medievali. Il viaggio alla scoperta del Golfo di Squillace inizia da Borgia, località situata tra i boschi e il mare, in un luogo dove si percepisce ancora lo splendore della Magna Grecia. Vicino Catanzaro, all'ingresso del Parco Archeologico di Scolacium, si possono ammirare i ruderi della chiesa di S. Maria di Roccella, edificata dai Normanni tra la fine dell'XI e la prima metà del XII secolo. Dall'analisi di quanto resta dell'edificio emerge una commistione tra le forme del romanico occidentale e la cultura bizantina. Gli scavi all'interno del Parco Archeologico hanno riportato alla luce i resti di costruzioni di epoca romana quali il teatro, l'anfiteatro, le terme, le strade lastricate, l'acquedotto, mentre dell'antica Skylletion greca, non sono ancora emerse strutture murarie, a causa della sovrapposizione della città romana; molteplici sono, comunque, i rinvenimenti ceramici del IV, V e VI secolo a.C.. Fiorente e di antica tradizione è l'artigianato della ceramica e della terracotta, tanto che Squillace rientra tra i ventisette comuni italiani che si possono fregiare del marchio DOC. Un'arte probabilmente molto antica che si sviluppò già in epoca magno-greca. Molte opere squillacesi sono conservate in musei di tutto il mondo: Londra, Parigi, New York, Capodimonte, Palermo. Il prodotto più importante degli artigiani del luogo è Sqllci 1654, un pezzo conservato nel Museo Provinciale di Catanzaro, ora disperso Percorrendo il corso principale di Squillace, intitolato al concittadino Generale Guglielmo Pepe, si possono ammirare numerosi artistici portali in pietra lavorata, alcuni antecedenti il famoso terremoto del 1783 altri successivi. Si pensa che gli stessi scalpellini che lavorarono alla facciata della Cattedrale abbiano poi lavorato a lungo a Squillace, per conto dei patrizi squillacesi che vollero ornare i loro palazzi. Si tratta di portali imponenti, bugnati e con chiave di volta diversa l'una dall'altra. Salendo a sinistra, in uno spiazzo, c'è il portale di Palazzo Baldaya, poi quello di Palazzo Pepe (oggi Municipio), quindi quello di Palazzo Maida-Chillà (Via S. Matteo); segue quello di casa Mungo, di casa Chillà, di Casa Megna (vecchia sede della tenenza dei Carabinieri), quindi quello del secondo Palazzo Pepe (con corte, affresco al soffitto e pozzo). All'interno del cortile, sulla destra, si può ammirare un altro magnifico portale lavorato finemente, con lo stemma in pietra della famiglia Ferrari. Sono solo alcuni tra le centinaia di portali sparsi in ogni angolo del borgo, tutti belli e quasi integri, nonostante il tempo. Alcuni portali sono anteriori al terremoto del 1783, quello della Chiesa di S. Pietro, quello isolato in Piazza Castello (qui, durante il terremoto, sotto umile tenda, com'egli stesso scrive nelle "memorie", è nato il Generale Guglielmo Pepe) e un altro nella discesa di Via dell'Antico Senato.
22 persone del luogo consigliano
Squillace
22 persone del luogo consigliano
A pochi chilometri dalla costa su una collina a ridosso di un burrone è il centro di Squillace. In epoca greca si chiamò Skilletion e in età romana Minervia Augusta Scolacium, ma forse le origini di questa città sono più remote. Fu patria di Aurelio Cassiodoro. Squillace è un centro con una forte vocazione turistica. Skylletion, che la tradizione vuole fondata da Ulisse, fu un'importantissima città della Magna Grecia. Il nucleo urbano antico si trova nel territorio più vicino al mare, mentre l'attuale centro ha origini medievali. Il viaggio alla scoperta del Golfo di Squillace inizia da Borgia, località situata tra i boschi e il mare, in un luogo dove si percepisce ancora lo splendore della Magna Grecia. Vicino Catanzaro, all'ingresso del Parco Archeologico di Scolacium, si possono ammirare i ruderi della chiesa di S. Maria di Roccella, edificata dai Normanni tra la fine dell'XI e la prima metà del XII secolo. Dall'analisi di quanto resta dell'edificio emerge una commistione tra le forme del romanico occidentale e la cultura bizantina. Gli scavi all'interno del Parco Archeologico hanno riportato alla luce i resti di costruzioni di epoca romana quali il teatro, l'anfiteatro, le terme, le strade lastricate, l'acquedotto, mentre dell'antica Skylletion greca, non sono ancora emerse strutture murarie, a causa della sovrapposizione della città romana; molteplici sono, comunque, i rinvenimenti ceramici del IV, V e VI secolo a.C.. Fiorente e di antica tradizione è l'artigianato della ceramica e della terracotta, tanto che Squillace rientra tra i ventisette comuni italiani che si possono fregiare del marchio DOC. Un'arte probabilmente molto antica che si sviluppò già in epoca magno-greca. Molte opere squillacesi sono conservate in musei di tutto il mondo: Londra, Parigi, New York, Capodimonte, Palermo. Il prodotto più importante degli artigiani del luogo è Sqllci 1654, un pezzo conservato nel Museo Provinciale di Catanzaro, ora disperso Percorrendo il corso principale di Squillace, intitolato al concittadino Generale Guglielmo Pepe, si possono ammirare numerosi artistici portali in pietra lavorata, alcuni antecedenti il famoso terremoto del 1783 altri successivi. Si pensa che gli stessi scalpellini che lavorarono alla facciata della Cattedrale abbiano poi lavorato a lungo a Squillace, per conto dei patrizi squillacesi che vollero ornare i loro palazzi. Si tratta di portali imponenti, bugnati e con chiave di volta diversa l'una dall'altra. Salendo a sinistra, in uno spiazzo, c'è il portale di Palazzo Baldaya, poi quello di Palazzo Pepe (oggi Municipio), quindi quello di Palazzo Maida-Chillà (Via S. Matteo); segue quello di casa Mungo, di casa Chillà, di Casa Megna (vecchia sede della tenenza dei Carabinieri), quindi quello del secondo Palazzo Pepe (con corte, affresco al soffitto e pozzo). All'interno del cortile, sulla destra, si può ammirare un altro magnifico portale lavorato finemente, con lo stemma in pietra della famiglia Ferrari. Sono solo alcuni tra le centinaia di portali sparsi in ogni angolo del borgo, tutti belli e quasi integri, nonostante il tempo. Alcuni portali sono anteriori al terremoto del 1783, quello della Chiesa di S. Pietro, quello isolato in Piazza Castello (qui, durante il terremoto, sotto umile tenda, com'egli stesso scrive nelle "memorie", è nato il Generale Guglielmo Pepe) e un altro nella discesa di Via dell'Antico Senato.
Badolato è un suggestivo borgo medievale caratterizzato da un impianto bizantino con numerose chiese disposte a forma di croce latina e da molti vicoli caratteristici. Situato in una posizione strategica del territorio Calabrese, offre al visitatore la possibilità di spaziare in tutte le dimensioni della magnifica natura che lo circonda, tra mare, collina, montagna e lago.
16 persone del luogo consigliano
Badolato
16 persone del luogo consigliano
Badolato è un suggestivo borgo medievale caratterizzato da un impianto bizantino con numerose chiese disposte a forma di croce latina e da molti vicoli caratteristici. Situato in una posizione strategica del territorio Calabrese, offre al visitatore la possibilità di spaziare in tutte le dimensioni della magnifica natura che lo circonda, tra mare, collina, montagna e lago.
San Floro è una cittadina collinare che domina la Valle del Corace che grazie alla sua posizione geografica offre un paesaggio ricco di bellezze naturali. Il centro abitato è circondato da boschi e frutteti e l’orizzonte è disegnato dall’azzurro del mare. San Floro è il luogo ideale per villeggiare, grazie al clima mite e all’intreccio fra cultura, tradizioni e natura incontaminata. Il piccolo borgo, abitato sin dal Neolitico, rientrava nel territorio della colonia magno greca di Skylletion (Squillace). Il toponimo è legato alla venerazione verso il santo patrono, San Floro Martire, che ogni anno viene onorato con una messa solenne e con la tipica processione per le vie del paese. La risorsa economica dei sanfloresi è principalmente l’agricoltura e l’industria alimentare: grazie alla tradizionale lavorazione dei fichi bianchi secchi, essiccati secondo l'antico metodo dell'essiccazione naturale al sole, fin dai primi anni del Novecento, San Floro è conosciuta come la “Terra dei fichi”. Degna di nota è la produzione e la lavorazione della seta, tanto da aver portato alla nascita di un museo dedicato in cui i visitatori hanno l’opportunità di ammirare telai e attrezzi di uso comune donati dalle stesse famiglie di San Floro. La Chiesa di san Nicola, edificata nel 1560, sorge nel borgo storico di San Floro. Presenta una facciata suddivisa in spazi regolari da lesene e cornicioni. Il portale è ad arco ed è sovrastato da una nicchia. In corrispondenza della navata secondaria si trova il campanile, con doppio sistema campanario, e aggiunto in una delle successive edificazioni della struttura. All’interno, la navata principale presenta una volte a botte e le pareti sono decorate con dipinti e affreschi. Di grande pregio artistico il reliquario d’argento con le spoglie di San Floro, donato alla cittadinanza dal Duca Caracciolo nel XVI sec.
San Floro
San Floro è una cittadina collinare che domina la Valle del Corace che grazie alla sua posizione geografica offre un paesaggio ricco di bellezze naturali. Il centro abitato è circondato da boschi e frutteti e l’orizzonte è disegnato dall’azzurro del mare. San Floro è il luogo ideale per villeggiare, grazie al clima mite e all’intreccio fra cultura, tradizioni e natura incontaminata. Il piccolo borgo, abitato sin dal Neolitico, rientrava nel territorio della colonia magno greca di Skylletion (Squillace). Il toponimo è legato alla venerazione verso il santo patrono, San Floro Martire, che ogni anno viene onorato con una messa solenne e con la tipica processione per le vie del paese. La risorsa economica dei sanfloresi è principalmente l’agricoltura e l’industria alimentare: grazie alla tradizionale lavorazione dei fichi bianchi secchi, essiccati secondo l'antico metodo dell'essiccazione naturale al sole, fin dai primi anni del Novecento, San Floro è conosciuta come la “Terra dei fichi”. Degna di nota è la produzione e la lavorazione della seta, tanto da aver portato alla nascita di un museo dedicato in cui i visitatori hanno l’opportunità di ammirare telai e attrezzi di uso comune donati dalle stesse famiglie di San Floro. La Chiesa di san Nicola, edificata nel 1560, sorge nel borgo storico di San Floro. Presenta una facciata suddivisa in spazi regolari da lesene e cornicioni. Il portale è ad arco ed è sovrastato da una nicchia. In corrispondenza della navata secondaria si trova il campanile, con doppio sistema campanario, e aggiunto in una delle successive edificazioni della struttura. All’interno, la navata principale presenta una volte a botte e le pareti sono decorate con dipinti e affreschi. Di grande pregio artistico il reliquario d’argento con le spoglie di San Floro, donato alla cittadinanza dal Duca Caracciolo nel XVI sec.
L'odierna cittadina, in provincia di Catanzaro, da cui dista solo 22 km, è situata alle pendici della Sila Piccola, in cui ricade parte del Parco Nazionale e comprende nel suo territorio le pittoresche località turistiche silane di Villaggio Mancuso e Villaggio Racise. Taverna è il paese natio di Mattia Preti, uno dei maggiori pittori del Seicento italiano, e di suo fratello Gregorio, anch'egli prestigioso pittore dell'epoca. Il museo che ospita le tele di Mattia Preti è continua meta di visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Il toponimo discende dal latino Taberna a ricordare che in epoca romana vi si faceva tappa sul cammino dalla costa jonica alla Sila. Le origini della cittadina si perdono nella leggenda e trovano riscontro nella "Chronica Trium Tabernarum", secondo cui la stessa, durante il dominio bizantino, era situata sulla costa ed era nota come Trischene o Tre Taverne. Solo dopo le scorribande e i saccheggi dei Saraceni, gli abitanti sopravvissuti si trasferirono più in alto, ovvero nell'attuale sito, intorno al IX° secolo. Taverna, come tutte le città della Calabria, visse intensamente tutte le vicende storiche, acquisendo un ruolo notevole anche dal punto di vista religioso. Taverna è anche grembo di antiche tradizioni gastronomiche, con piatti di grande gusto. Come la Pitta 'Mpigliata, dolce di origine popolare a base di frutti raccolti alla fine dell'annata agraria e conservati per l'inverno. I frutti usati per la preparazione sono le mandorle, l'uvetta, le noci, i pinoli, i fichi secchi. Le pitte si presentano sotto forma di piccoli rettangoli farciti, disposti come un fiore su sfoglia rotonda cosparsa di zucchero, cannella e miele. Sono di colore dorato e dall'aroma speziato. La grande storia di questo dolce si perde nelle tradizioni antiche del paese, tanto che la sue perfetta esecuzione era una delle qualità richieste alla sposa nel contratto matrimoniale.
Taverna, Calabria
L'odierna cittadina, in provincia di Catanzaro, da cui dista solo 22 km, è situata alle pendici della Sila Piccola, in cui ricade parte del Parco Nazionale e comprende nel suo territorio le pittoresche località turistiche silane di Villaggio Mancuso e Villaggio Racise. Taverna è il paese natio di Mattia Preti, uno dei maggiori pittori del Seicento italiano, e di suo fratello Gregorio, anch'egli prestigioso pittore dell'epoca. Il museo che ospita le tele di Mattia Preti è continua meta di visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Il toponimo discende dal latino Taberna a ricordare che in epoca romana vi si faceva tappa sul cammino dalla costa jonica alla Sila. Le origini della cittadina si perdono nella leggenda e trovano riscontro nella "Chronica Trium Tabernarum", secondo cui la stessa, durante il dominio bizantino, era situata sulla costa ed era nota come Trischene o Tre Taverne. Solo dopo le scorribande e i saccheggi dei Saraceni, gli abitanti sopravvissuti si trasferirono più in alto, ovvero nell'attuale sito, intorno al IX° secolo. Taverna, come tutte le città della Calabria, visse intensamente tutte le vicende storiche, acquisendo un ruolo notevole anche dal punto di vista religioso. Taverna è anche grembo di antiche tradizioni gastronomiche, con piatti di grande gusto. Come la Pitta 'Mpigliata, dolce di origine popolare a base di frutti raccolti alla fine dell'annata agraria e conservati per l'inverno. I frutti usati per la preparazione sono le mandorle, l'uvetta, le noci, i pinoli, i fichi secchi. Le pitte si presentano sotto forma di piccoli rettangoli farciti, disposti come un fiore su sfoglia rotonda cosparsa di zucchero, cannella e miele. Sono di colore dorato e dall'aroma speziato. La grande storia di questo dolce si perde nelle tradizioni antiche del paese, tanto che la sue perfetta esecuzione era una delle qualità richieste alla sposa nel contratto matrimoniale.
Catanzaro è la Città capoluogo della Regione. Situata strategicamente nell'omonimo istmo - il punto più stretto della Penisola, appena 35 chilometri dalla costa ionica a quella tirrenica - è importante centro direzionale, commerciale e culturale dell'intera Calabria, ospitando numerosi e importanti uffici amministrativi, quali la sede del Governo Regionale. Catanzaro è, dal 1982, sede Universitaria statale. Il suo ateneo, denominato "Magna Graecia", è imperniato sulle facoltà principali di medicina, farmacia e giurisprudenza, nonché su numerosi e innovativi corsi di laurea. La Città è dotata di importanti e moderne strutture culturali, come il nuovo Teatro Politeama, progettato da Paolo Portoghesi; l'area museale del complesso monumentale del San Giovanni, sede di importanti mostre; l'Arena all'aperto "Magna Grecia"; nonché dell'Auditorium "Casalinuovo". Affacciata sul mare Jonio, vanta circa 8 chilometri di spiaggia e un porto peschereccio ed è limitrofa al Parco archeologico di Scolacium. La storia del Capoluogo è collegata a quella di Skilletion. Infatti, leggenda vuole che la città magno-greca, adagiata a poche centinaia di metri dal quartiere marinaro di Catanzaro, fu fondata da Ulisse grazie alle caratteristiche uniche del territorio. L'Istmo di Catanzaro era ed è il punto più stretto d'Italia, dove i due Golfi, quello di S. Eufemia e quello di Squillace, distano poco più di 30 km. Quindi un punto di passaggio quasi obbligato lungo la rotta Oriente - Occidente. Da qui, secondo diversi studiosi, passò Ulisse, questa era l'omerica "Terra dei Feaci", e al centro dell'Istmo, nella zona dell'antica Teura l'odierna Tiriolo, doveva essere posta la mitica regia di Alcinoo. E così, secondo una leggenda, Ulisse fondò nei pressi dell'odierna marina di Catanzaro, l'antica Skilletion (la romana Scolacium). Il territorio di Catanzaro comprende anche una parte della Sila, zona ricchissima di funghi, forse la più ricca d'Italia e certamente l'unica che offre funghi quasi tutto l'anno. A Catanzaro si può visitare il Parco della Biodiversità Mediterranea. Si trova nei pressi della Scuola Agraria e il giardino si estende per 114.200 mq (610.000 mq. è l'estensione di tutto il parco). Al suo interno sono state realizzate sia aree a prato, sia un giardino botanico all'italiana (costituito da 20.000 nuove piante da siepi e tappezzanti, 2.000 piante d'alto fusto e 200 specie arboree) e due laghetti. Inoltre al suo interno sono presenti diverse strutture: un percorso Jogging e ciclabile di 4,5 km; - un'area pattinaggio di 2.561,28 mq; - un parco giochi di 3.500 mq; - un laghetto delle piante acquatiche; - il Laghetto dei Cigni; - un labirinto Verde; - un Anfiteatro da 700 posti; - un'area bar; - servizi igienici; - un parcheggio di mq 1.665.
13 persone del luogo consigliano
Catanzaro
13 persone del luogo consigliano
Catanzaro è la Città capoluogo della Regione. Situata strategicamente nell'omonimo istmo - il punto più stretto della Penisola, appena 35 chilometri dalla costa ionica a quella tirrenica - è importante centro direzionale, commerciale e culturale dell'intera Calabria, ospitando numerosi e importanti uffici amministrativi, quali la sede del Governo Regionale. Catanzaro è, dal 1982, sede Universitaria statale. Il suo ateneo, denominato "Magna Graecia", è imperniato sulle facoltà principali di medicina, farmacia e giurisprudenza, nonché su numerosi e innovativi corsi di laurea. La Città è dotata di importanti e moderne strutture culturali, come il nuovo Teatro Politeama, progettato da Paolo Portoghesi; l'area museale del complesso monumentale del San Giovanni, sede di importanti mostre; l'Arena all'aperto "Magna Grecia"; nonché dell'Auditorium "Casalinuovo". Affacciata sul mare Jonio, vanta circa 8 chilometri di spiaggia e un porto peschereccio ed è limitrofa al Parco archeologico di Scolacium. La storia del Capoluogo è collegata a quella di Skilletion. Infatti, leggenda vuole che la città magno-greca, adagiata a poche centinaia di metri dal quartiere marinaro di Catanzaro, fu fondata da Ulisse grazie alle caratteristiche uniche del territorio. L'Istmo di Catanzaro era ed è il punto più stretto d'Italia, dove i due Golfi, quello di S. Eufemia e quello di Squillace, distano poco più di 30 km. Quindi un punto di passaggio quasi obbligato lungo la rotta Oriente - Occidente. Da qui, secondo diversi studiosi, passò Ulisse, questa era l'omerica "Terra dei Feaci", e al centro dell'Istmo, nella zona dell'antica Teura l'odierna Tiriolo, doveva essere posta la mitica regia di Alcinoo. E così, secondo una leggenda, Ulisse fondò nei pressi dell'odierna marina di Catanzaro, l'antica Skilletion (la romana Scolacium). Il territorio di Catanzaro comprende anche una parte della Sila, zona ricchissima di funghi, forse la più ricca d'Italia e certamente l'unica che offre funghi quasi tutto l'anno. A Catanzaro si può visitare il Parco della Biodiversità Mediterranea. Si trova nei pressi della Scuola Agraria e il giardino si estende per 114.200 mq (610.000 mq. è l'estensione di tutto il parco). Al suo interno sono state realizzate sia aree a prato, sia un giardino botanico all'italiana (costituito da 20.000 nuove piante da siepi e tappezzanti, 2.000 piante d'alto fusto e 200 specie arboree) e due laghetti. Inoltre al suo interno sono presenti diverse strutture: un percorso Jogging e ciclabile di 4,5 km; - un'area pattinaggio di 2.561,28 mq; - un parco giochi di 3.500 mq; - un laghetto delle piante acquatiche; - il Laghetto dei Cigni; - un labirinto Verde; - un Anfiteatro da 700 posti; - un'area bar; - servizi igienici; - un parcheggio di mq 1.665.

Zone Balneari

Fantastica baia con grotte e vasche naturali. Acqua cristallina, sabbia granitica, fondali splendidi
34 persone del luogo consigliano
Caminia
34 persone del luogo consigliano
Fantastica baia con grotte e vasche naturali. Acqua cristallina, sabbia granitica, fondali splendidi
Nel cuore della Costa degli Aranci, a pochi chilometri da Catanzaro e Soverato, Pietragrande è da oltre trent'anni un centro balneare e turistico di altissimo livello. Il mare cristallino, le tante spiaggette, le scogliere incantevoli, le antiche tradizioni storiche, compongono una cornice splendida per una vacanza indimenticabile. Scogliere e dirupi si alternano a spiagge accessibili solo via mare, veri e propri angoli di paradiso Mare cristallino, tante piccole spiagge, scogliere incantevoli ed antiche tradizioni storiche, sono lo sfondo per una vacanza indimenticabile a Pietragrande, situato nel cuore della Costa degli Aranci. Spendidi faraglioni e luoghi rocciosi si alternano a spiagge accessibili solo via mare, veri e propri angoli di paradiso.
9 persone del luogo consigliano
Scoglio la Pietra Grande
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Nel cuore della Costa degli Aranci, a pochi chilometri da Catanzaro e Soverato, Pietragrande è da oltre trent'anni un centro balneare e turistico di altissimo livello. Il mare cristallino, le tante spiaggette, le scogliere incantevoli, le antiche tradizioni storiche, compongono una cornice splendida per una vacanza indimenticabile. Scogliere e dirupi si alternano a spiagge accessibili solo via mare, veri e propri angoli di paradiso Mare cristallino, tante piccole spiagge, scogliere incantevoli ed antiche tradizioni storiche, sono lo sfondo per una vacanza indimenticabile a Pietragrande, situato nel cuore della Costa degli Aranci. Spendidi faraglioni e luoghi rocciosi si alternano a spiagge accessibili solo via mare, veri e propri angoli di paradiso.
Copanello è una delle più importanti stazioni balneari della Calabria, soprannominata la Pietra Preziosa della Costa degli Aranci. L'alta scogliera su cui sorge il paese si protende nel mare limpido, pescoso e ricco di plancton, interrompendo brevemente la spiaggia vasta e spaziosa. Intorno alla scogliera, piccoli scogli rocciosi sparsi disegnano un variopinto fondale marino di notevole bellezza. Particolarmente attrezzati sono gli impianti alberghieri e balneari, in grado di soddisfare anche i turisti più esigenti. Il territorio di Copanello ospita nel suo territorio numerose testimonianze archeologiche di epoca tardo-romana: i resti della piccola cappella triabsidata di S.Martino, unica vestigia paleocristiana calabra, per molto tempo identificata come la tomba di Cassiodoro, personaggio storico originario della vicina Squillace. Notevoli le altre testimonianze archeologiche, dalla chiesa di Santa Maria Vetere ai resti del castrum bizantino, dall'antica via romana che si ricongiunge alla via Grande di Stalettì, alla Fontana di Cassiodoro attigua al Casino Pepe, già antico ninfeo romano e successivamente cristianizzata all'epoca di Gregorio Magno e da non confondersi con la fonte Arethusa citata dallo stesso Cassiodoro. Più recenti sono il casino Pepe, che parrebbe essere stato costruito sul luogo in cui sorgeva il Vivarium e i bunker di piccole e medie dimensioni costruiti durante la seconda guerra mondiale.
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Copanello
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Copanello è una delle più importanti stazioni balneari della Calabria, soprannominata la Pietra Preziosa della Costa degli Aranci. L'alta scogliera su cui sorge il paese si protende nel mare limpido, pescoso e ricco di plancton, interrompendo brevemente la spiaggia vasta e spaziosa. Intorno alla scogliera, piccoli scogli rocciosi sparsi disegnano un variopinto fondale marino di notevole bellezza. Particolarmente attrezzati sono gli impianti alberghieri e balneari, in grado di soddisfare anche i turisti più esigenti. Il territorio di Copanello ospita nel suo territorio numerose testimonianze archeologiche di epoca tardo-romana: i resti della piccola cappella triabsidata di S.Martino, unica vestigia paleocristiana calabra, per molto tempo identificata come la tomba di Cassiodoro, personaggio storico originario della vicina Squillace. Notevoli le altre testimonianze archeologiche, dalla chiesa di Santa Maria Vetere ai resti del castrum bizantino, dall'antica via romana che si ricongiunge alla via Grande di Stalettì, alla Fontana di Cassiodoro attigua al Casino Pepe, già antico ninfeo romano e successivamente cristianizzata all'epoca di Gregorio Magno e da non confondersi con la fonte Arethusa citata dallo stesso Cassiodoro. Più recenti sono il casino Pepe, che parrebbe essere stato costruito sul luogo in cui sorgeva il Vivarium e i bunker di piccole e medie dimensioni costruiti durante la seconda guerra mondiale.

Mare e Storia

Stalettì è un territorio privilegiato in cui la montagna si fonde col mare in un insieme da sogno. Le attrattive naturalistiche del territorio di Stalettì non si limitano al mare splendido. La posizione elevata sul maestoso promontorio denominato "Coscia di Stalettì", che si protende nelle acque di Copanello e la collocazione in un punto di dominio sul Golfo di Squillace, regalano la possibilità di viste panoramiche. Il rilievo è caratterizzato da aree boschive e di macchia mediterranea, come da suggestivi pendii dall'aspetto brullo e selvaggio. È possibile seguire antichi sentieri che dal paese conducono al mare. Dai dati esistenti non è possibile parlare di un insediamento urbano di epoca greca e romana sul promontorio denominato Coscia di Stalettì, anticamente conosciuto come Mons Moscius. Ciò che è certo è che nelle età storiche più antiche, il territorio dell'attuale Stalettì rientrava nell'ambito della vicina città di Skylletion/Scolacium. Presenze antiche sul territorio sono state accertate in località Chillino, sul torrente Vulcano, dove probabilmente sorgeva un antico santuario delle acque, che i materiali ritrovati spingono a datare dal V sec. a.C. all'età romana. Intorno al III sec. a.C. si data l'antico tratto di mura difensive messo in luce durante gli scavi del Castrum bizantino di S. Maria del Mare. Ciò conferma una presenza stabile su un'altura importantissima dal punto di vista strategico per la sua posizione di controllo sul mare. A epoca romano-imperiale si datano poi i resti sulla scogliera vicino alla punta di Stalettì. Gli autori antichi ci indicano la presenza in quel luogo di una villa degli Aurelii, possedimento familiare del celebre Cassiodoro. Oggi sono ancora visibili le tracce delle vasche di un Vivarium (struttura per l'allevamento dei pesci) reso famoso dalla presenza in età successive dell'omonimo monasterium di Cassiodoro. Di antica origine, questo territorio è ricco di testimonianze storiche ed artistiche: dai reperti d'età Preellenica della Prima Età del Ferro a quelli d'età cassiodorea (VI sec. d.C.). Allorquando - dov'è oggi Copanello Alta - sorse il celebre monastero Vivariense, vero cenacolo di cultura, qui vennero radunati e salvati da sicura distruzione i testi classici greci e latini. Una stupenda baia adagiata su un lembo della costa ionica, conosciuta ovunque nel mondo per la sua natura incontaminata, meta esclusiva per tantissimi vacanzieri in cerca di luoghi mozzafiato e di spiagge dalle acque cristalline. Caminia di Stalettì è una delle località più suggestive della Costa degli Aranci, grazie alla sua lunga spiaggia color avorio incastonata nella splendida scogliera di granito grigio. Un'incantevole località balneare estiva, vitale luogo di incontro per giovani turisti, un luogo in grado di ristabilire il perfetto equilibrio tra uomo e natura in ogni stagione dell'anno.
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Stalettì
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Stalettì è un territorio privilegiato in cui la montagna si fonde col mare in un insieme da sogno. Le attrattive naturalistiche del territorio di Stalettì non si limitano al mare splendido. La posizione elevata sul maestoso promontorio denominato "Coscia di Stalettì", che si protende nelle acque di Copanello e la collocazione in un punto di dominio sul Golfo di Squillace, regalano la possibilità di viste panoramiche. Il rilievo è caratterizzato da aree boschive e di macchia mediterranea, come da suggestivi pendii dall'aspetto brullo e selvaggio. È possibile seguire antichi sentieri che dal paese conducono al mare. Dai dati esistenti non è possibile parlare di un insediamento urbano di epoca greca e romana sul promontorio denominato Coscia di Stalettì, anticamente conosciuto come Mons Moscius. Ciò che è certo è che nelle età storiche più antiche, il territorio dell'attuale Stalettì rientrava nell'ambito della vicina città di Skylletion/Scolacium. Presenze antiche sul territorio sono state accertate in località Chillino, sul torrente Vulcano, dove probabilmente sorgeva un antico santuario delle acque, che i materiali ritrovati spingono a datare dal V sec. a.C. all'età romana. Intorno al III sec. a.C. si data l'antico tratto di mura difensive messo in luce durante gli scavi del Castrum bizantino di S. Maria del Mare. Ciò conferma una presenza stabile su un'altura importantissima dal punto di vista strategico per la sua posizione di controllo sul mare. A epoca romano-imperiale si datano poi i resti sulla scogliera vicino alla punta di Stalettì. Gli autori antichi ci indicano la presenza in quel luogo di una villa degli Aurelii, possedimento familiare del celebre Cassiodoro. Oggi sono ancora visibili le tracce delle vasche di un Vivarium (struttura per l'allevamento dei pesci) reso famoso dalla presenza in età successive dell'omonimo monasterium di Cassiodoro. Di antica origine, questo territorio è ricco di testimonianze storiche ed artistiche: dai reperti d'età Preellenica della Prima Età del Ferro a quelli d'età cassiodorea (VI sec. d.C.). Allorquando - dov'è oggi Copanello Alta - sorse il celebre monastero Vivariense, vero cenacolo di cultura, qui vennero radunati e salvati da sicura distruzione i testi classici greci e latini. Una stupenda baia adagiata su un lembo della costa ionica, conosciuta ovunque nel mondo per la sua natura incontaminata, meta esclusiva per tantissimi vacanzieri in cerca di luoghi mozzafiato e di spiagge dalle acque cristalline. Caminia di Stalettì è una delle località più suggestive della Costa degli Aranci, grazie alla sua lunga spiaggia color avorio incastonata nella splendida scogliera di granito grigio. Un'incantevole località balneare estiva, vitale luogo di incontro per giovani turisti, un luogo in grado di ristabilire il perfetto equilibrio tra uomo e natura in ogni stagione dell'anno.
Sant' Andrea Apostolo dello Ionio è un centro di grande attrazione turistica che conserva un patrimonio storico importante, insieme a quello paesaggistico e naturalistico. Situato nel versante ionico delle Serre, l'abitato rappresenta una delle più suggestive «quinte» affacciate sullo Ionio. Nella Marina del paese vi è una splendida pineta, meta di frequenti escursioni. Si pensa che il centro originario fu fondato da gente fuggita dalla costa e guidata da un certo Andreasso, da cui pare abbia preso il nome. Si tramanda che il primo nucleo del paese risalirebbe intorno all'anno Mille e sarebbe nato attorno alla modesta abitazione di un mandriano, originario di Badolato, di nome Adriano. Il centro abitato di Sant' Andrea Apostolo dello Ionio nacque, probabilmente, tra il X e l'XI secolo nelle vicinanze di una Grancia fondata dai monaci basiliani. Il primo documento certo sulla storia del paese risale al tempo del conte Ruggero (1094). Fu casale di Badolato e ne seguì le vicende feudali. Per un certo periodo fu denominato S. Andrea di Badolato. Suoi feudatari furono i Ruffo di Catanzaro, seguiti, nel XV secolo, dai Toraldo, che furono sostituiti dai Ravaschieri nel XVI secolo. I Pinelli ressero le sorti di queste terre nel XVII secolo. Ultimi Signori di S. Andrea Apostolo dello Ionio furono i Pignatelli di Belmonte. Nel 1799, per volere dei francesi, il paese fu dichiarato autonomo e inserito nel cantone di Satriano. Passò, successivamente, sotto il Governo di Badolato. Nel 1811 fu dichiarato comune autonomo e assegnato al circondario di Davoli.
Sant'Andrea Apostolo dello Ionio
Sant' Andrea Apostolo dello Ionio è un centro di grande attrazione turistica che conserva un patrimonio storico importante, insieme a quello paesaggistico e naturalistico. Situato nel versante ionico delle Serre, l'abitato rappresenta una delle più suggestive «quinte» affacciate sullo Ionio. Nella Marina del paese vi è una splendida pineta, meta di frequenti escursioni. Si pensa che il centro originario fu fondato da gente fuggita dalla costa e guidata da un certo Andreasso, da cui pare abbia preso il nome. Si tramanda che il primo nucleo del paese risalirebbe intorno all'anno Mille e sarebbe nato attorno alla modesta abitazione di un mandriano, originario di Badolato, di nome Adriano. Il centro abitato di Sant' Andrea Apostolo dello Ionio nacque, probabilmente, tra il X e l'XI secolo nelle vicinanze di una Grancia fondata dai monaci basiliani. Il primo documento certo sulla storia del paese risale al tempo del conte Ruggero (1094). Fu casale di Badolato e ne seguì le vicende feudali. Per un certo periodo fu denominato S. Andrea di Badolato. Suoi feudatari furono i Ruffo di Catanzaro, seguiti, nel XV secolo, dai Toraldo, che furono sostituiti dai Ravaschieri nel XVI secolo. I Pinelli ressero le sorti di queste terre nel XVII secolo. Ultimi Signori di S. Andrea Apostolo dello Ionio furono i Pignatelli di Belmonte. Nel 1799, per volere dei francesi, il paese fu dichiarato autonomo e inserito nel cantone di Satriano. Passò, successivamente, sotto il Governo di Badolato. Nel 1811 fu dichiarato comune autonomo e assegnato al circondario di Davoli.
Montauro è un centro agricolo del versante ionico delle Serre, nella fascia pedemontana digradante verso il Golfo di Squillace, a nord della foce del torrente Soverato. Sorto prima del Mille, il borgo ebbe nome dal monte su cui sorge, ritenuto provvisto di oro. Nel 1101 fu dato in feudo dal conte Ruggero ai certosini di Serra San Bruno. Gravemente danneggiato dal terremoto del 1783, nel 1846 patì altri danni a causa di un'eccezionale alluvione. La chiesa parrocchiale ingloba con le sue strutture esterne resti di fortificazioni medievali; nell'interno, che attualmente si presenta nell'aspetto datogli nel secolo XVII, si conservano soffitto e coro lignei del '600, sontuoso altare in marmi policromi e con sculture bronzee (del Redentore e degli Apostoli) e marmoree (santi Pietro e Paolo) del '600-700. Nei pressi dell'abitato sussistono le rovine del monastero di San Domenico, di fondazione normanna e distrutto dal terremoto del 1783.
Montauro
Montauro è un centro agricolo del versante ionico delle Serre, nella fascia pedemontana digradante verso il Golfo di Squillace, a nord della foce del torrente Soverato. Sorto prima del Mille, il borgo ebbe nome dal monte su cui sorge, ritenuto provvisto di oro. Nel 1101 fu dato in feudo dal conte Ruggero ai certosini di Serra San Bruno. Gravemente danneggiato dal terremoto del 1783, nel 1846 patì altri danni a causa di un'eccezionale alluvione. La chiesa parrocchiale ingloba con le sue strutture esterne resti di fortificazioni medievali; nell'interno, che attualmente si presenta nell'aspetto datogli nel secolo XVII, si conservano soffitto e coro lignei del '600, sontuoso altare in marmi policromi e con sculture bronzee (del Redentore e degli Apostoli) e marmoree (santi Pietro e Paolo) del '600-700. Nei pressi dell'abitato sussistono le rovine del monastero di San Domenico, di fondazione normanna e distrutto dal terremoto del 1783.
Definita "la perla dello Ionio", Soverato è una delle località più belle della costa ionica, e, rappresenta uno dei poli turistici più importanti della stessa. La città è caratterizzata da tre zone diverse: la prima fascia urbana si distribuisce sulla costa, la seconda si allarga in collina e la terza, la parte più alta della città, rappresenta la Soverato Vecchia. Soverato gode di un clima mite e gradevole in ogni giorno dell'anno, grazie ad un insieme di fattori climatici e ambientali unici: un mare pulitissimo, sole che splende tutto l'anno e splendide spiagge. Le origini sono avvolte nella leggenda, ma è certa la presenza di popolazioni italiche preistoriche, poi vennero i greci ed i romani attratti dalla bella posizione geografica. Una conferma sono il ritrovamento di monete greche d'argento, di epoca romana, i resti di strutture portuali, alcune tombe e mura. La Soverato (Superiore) dell'età medioevale non sopravvisse al terremoto del 1783, il nuovo centro urbano si ricostruì su un colle, lo sviluppo di Soverato moderna si ebbe alla costruzione della ferrovia che collega Reggio Calabria a Taranto. I settori trainanti dell'economia soveratese sono certamente il turismo e il terziario. Nel periodo estivo Soverato è ambita meta di turisti e visitatori che raggiungono il suo litorale anche dall'estero. Sul territorio, oltre a ben 400 esercizi commerciali, sono attivi sette istituti di scuola media superiore, un ospedale, cinque sportelli bancari, uffici pubblici e privati nei quali è impiegata gran parte della popolazione soveratese. Nei pressi del centro abitato, inoltre, c'è una piccola area industriale sulla quale gravitano stabilimenti di vario genere: imprese di produzioni nautiche, aziende edili (manufatti cementizi e prefabbricati), aziende di assemblaggio e di impiantistica. Inoltre, il porto peschereccio di Soverato è uno dei più attivi della Calabria jonica. Rinomati caseifici producono ottimi latticini. La presenza di numerosi vigneti nella zona collinare consente la produzione di vini di ottima qualità. Soverato gode di un clima mite e gradevole in ogni giorno dell'anno, grazie ad un insieme di fattori climatici e ambientali unici: un mare pulitissimo, sole che splende tutto l'anno e splendide spiagge. Incantevole è la Baia di Soverato posta al centro del vasto Golfo di Squillace, la baia naturale è protetta dai marosi del II e III quadrante. Inoltre, già a poche decine di metri dalla battigia, il fondale è alquanto profondo, e in alcuni punti diventa abissale. I fondali, prettamente sabbiosi, sono coperti da praterie di "Posidonia". L'area marina risulta essere l'habitat ideale per le numerosissime colonie di ippocampi e pesci ago, sempre più rari nel Mediterraneo. Secondo gli esperti del settore, la presenza degli hippocampus è considerata importante indicatore delle acque pulite, in quanto essendo organismi stanziali, vivono nel loro habitat in stato di delicato equilibrio naturale. La baia di Soverato può vantarsi, inoltre, di una straordinaria e bizzarra presenza, il cavalluccio marino, dai colori appariscenti e cangianti, conosciuto da tempi immemorabili, sovente citato dalla mitologia greca come simbolo di fedeltà.
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Soverato
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Definita "la perla dello Ionio", Soverato è una delle località più belle della costa ionica, e, rappresenta uno dei poli turistici più importanti della stessa. La città è caratterizzata da tre zone diverse: la prima fascia urbana si distribuisce sulla costa, la seconda si allarga in collina e la terza, la parte più alta della città, rappresenta la Soverato Vecchia. Soverato gode di un clima mite e gradevole in ogni giorno dell'anno, grazie ad un insieme di fattori climatici e ambientali unici: un mare pulitissimo, sole che splende tutto l'anno e splendide spiagge. Le origini sono avvolte nella leggenda, ma è certa la presenza di popolazioni italiche preistoriche, poi vennero i greci ed i romani attratti dalla bella posizione geografica. Una conferma sono il ritrovamento di monete greche d'argento, di epoca romana, i resti di strutture portuali, alcune tombe e mura. La Soverato (Superiore) dell'età medioevale non sopravvisse al terremoto del 1783, il nuovo centro urbano si ricostruì su un colle, lo sviluppo di Soverato moderna si ebbe alla costruzione della ferrovia che collega Reggio Calabria a Taranto. I settori trainanti dell'economia soveratese sono certamente il turismo e il terziario. Nel periodo estivo Soverato è ambita meta di turisti e visitatori che raggiungono il suo litorale anche dall'estero. Sul territorio, oltre a ben 400 esercizi commerciali, sono attivi sette istituti di scuola media superiore, un ospedale, cinque sportelli bancari, uffici pubblici e privati nei quali è impiegata gran parte della popolazione soveratese. Nei pressi del centro abitato, inoltre, c'è una piccola area industriale sulla quale gravitano stabilimenti di vario genere: imprese di produzioni nautiche, aziende edili (manufatti cementizi e prefabbricati), aziende di assemblaggio e di impiantistica. Inoltre, il porto peschereccio di Soverato è uno dei più attivi della Calabria jonica. Rinomati caseifici producono ottimi latticini. La presenza di numerosi vigneti nella zona collinare consente la produzione di vini di ottima qualità. Soverato gode di un clima mite e gradevole in ogni giorno dell'anno, grazie ad un insieme di fattori climatici e ambientali unici: un mare pulitissimo, sole che splende tutto l'anno e splendide spiagge. Incantevole è la Baia di Soverato posta al centro del vasto Golfo di Squillace, la baia naturale è protetta dai marosi del II e III quadrante. Inoltre, già a poche decine di metri dalla battigia, il fondale è alquanto profondo, e in alcuni punti diventa abissale. I fondali, prettamente sabbiosi, sono coperti da praterie di "Posidonia". L'area marina risulta essere l'habitat ideale per le numerosissime colonie di ippocampi e pesci ago, sempre più rari nel Mediterraneo. Secondo gli esperti del settore, la presenza degli hippocampus è considerata importante indicatore delle acque pulite, in quanto essendo organismi stanziali, vivono nel loro habitat in stato di delicato equilibrio naturale. La baia di Soverato può vantarsi, inoltre, di una straordinaria e bizzarra presenza, il cavalluccio marino, dai colori appariscenti e cangianti, conosciuto da tempi immemorabili, sovente citato dalla mitologia greca come simbolo di fedeltà.
Pizzo Calabro è una cittadina tra le più belle e rinomate del Vibonese, con uno dei borghi più pittoreschi della costa, arroccato sul pendio di un suggestivo promontorio che si erge a picco sul Tirreno, proprio al centro del golfo di Sant'Eufemia. È il primo paese della Costa degli Dei che si incontra provenendo da nord. Pizzo oggi è una moderna cittadina, luogo di villeggiatura rinomato per le spiagge, caratterizzate da ampi arenili sabbiosi e da suggestive insenature ricche di scogli, per il suo mare limpido e per il pittoresco centro storico. Le origini di Pizzo risalgono ai tempi dell'antica Grecia. Si pensa sia stato fondato da Napeto che dona infatti il nome ai suoi abitanti: i napetini (o pizzitani). Divenne uno tra i luoghi di soggiorno di Cicerone, meta di riposo di S. Pietro in viaggio per Roma nonché posto di rifornimento per Ulisse, come riporta Plinio. Pizzo, come il resto della costa tirrenica della Calabria, subì incessanti attacchi provenienti dai saraceni che la costrinsero all'abbandono da parte dei suoi abitanti. Importanti tracce storiche sono reperibili nel Castello Aragonese risalente al XV secolo. Qui fu tenuto prigioniero, e successivamente condannato a morte, Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte e re di Napoli. Pizzo è famosa soprattutto per il suo Tartufo. Con ben 14 gelaterie, è riconosciuta anche come la "Città del Gelato". Il tartufo di Pizzo è un gelato tradizionale della pasticceria artigianale di Pizzo Calabro, diffuso oramai in tutta la Calabria ed in alcune zone d'Italia. È stato chiamato tartufo perché la forma sferica imperfetta e il colore (cacao in polvere) richiamano tantissimo il più famoso "tartufo nero". Creato dai gelatai pizzitani, il tartufo di Pizzo è un gelato al gusto di nocciola e cioccolato, ricoperto di cacao in polvere. Di antica tradizione è la pesca del tonno che risale all'epoca romana e araba. Le tonnare iniziano a lavorare nel mese di maggio pescando il cosiddetto "tonno di corsa" cioè il pesce prima della riproduzione. Dopo il fermo dell'attività di un mese si riprende a pescare nei mesi di luglio e agosto con la pesca del "tonno di ritorno", cioè dopo la riproduzione. Le tonnare lavorano tra i 500 e i 1000 metri dalla costa. Oggi la pesca al tonno si pratica perlopiù con strumenti sofisticati e imbarcazioni computerizzate. L'abbondanza dei tonni in questo tratto di mare e la vecchia tradizione della conservazione hanno portato alla nascita di un'industria specializzata nell'inscatolamento e nella vendita su larga scala del tonno.
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Pizzo
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Pizzo Calabro è una cittadina tra le più belle e rinomate del Vibonese, con uno dei borghi più pittoreschi della costa, arroccato sul pendio di un suggestivo promontorio che si erge a picco sul Tirreno, proprio al centro del golfo di Sant'Eufemia. È il primo paese della Costa degli Dei che si incontra provenendo da nord. Pizzo oggi è una moderna cittadina, luogo di villeggiatura rinomato per le spiagge, caratterizzate da ampi arenili sabbiosi e da suggestive insenature ricche di scogli, per il suo mare limpido e per il pittoresco centro storico. Le origini di Pizzo risalgono ai tempi dell'antica Grecia. Si pensa sia stato fondato da Napeto che dona infatti il nome ai suoi abitanti: i napetini (o pizzitani). Divenne uno tra i luoghi di soggiorno di Cicerone, meta di riposo di S. Pietro in viaggio per Roma nonché posto di rifornimento per Ulisse, come riporta Plinio. Pizzo, come il resto della costa tirrenica della Calabria, subì incessanti attacchi provenienti dai saraceni che la costrinsero all'abbandono da parte dei suoi abitanti. Importanti tracce storiche sono reperibili nel Castello Aragonese risalente al XV secolo. Qui fu tenuto prigioniero, e successivamente condannato a morte, Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte e re di Napoli. Pizzo è famosa soprattutto per il suo Tartufo. Con ben 14 gelaterie, è riconosciuta anche come la "Città del Gelato". Il tartufo di Pizzo è un gelato tradizionale della pasticceria artigianale di Pizzo Calabro, diffuso oramai in tutta la Calabria ed in alcune zone d'Italia. È stato chiamato tartufo perché la forma sferica imperfetta e il colore (cacao in polvere) richiamano tantissimo il più famoso "tartufo nero". Creato dai gelatai pizzitani, il tartufo di Pizzo è un gelato al gusto di nocciola e cioccolato, ricoperto di cacao in polvere. Di antica tradizione è la pesca del tonno che risale all'epoca romana e araba. Le tonnare iniziano a lavorare nel mese di maggio pescando il cosiddetto "tonno di corsa" cioè il pesce prima della riproduzione. Dopo il fermo dell'attività di un mese si riprende a pescare nei mesi di luglio e agosto con la pesca del "tonno di ritorno", cioè dopo la riproduzione. Le tonnare lavorano tra i 500 e i 1000 metri dalla costa. Oggi la pesca al tonno si pratica perlopiù con strumenti sofisticati e imbarcazioni computerizzate. L'abbondanza dei tonni in questo tratto di mare e la vecchia tradizione della conservazione hanno portato alla nascita di un'industria specializzata nell'inscatolamento e nella vendita su larga scala del tonno.
Stilo è un centro agricolo ai piedi del monte Consolino, in provincia di Reggio Calabria. L'antico borgo disposto a gradinate, è caratterizzato da case in pietra scura che sembrano dipinte nella roccia. Di origine greca, passata poi sotto il dominio dei Bizantini nel X secolo, divenne il più importante centro bizantino della Calabria meridionale. Conosciuta per aver dato i natali al filosofo Tommaso Campanella, autore de "La Città del Sole", è dominata da una delle principali testimonianze del periodo bizantino: La Cattolica, bellissimo tempietto del X sec. E' uno tra i più importanti monumenti della regione, ed è miracolosamente intatta. Le origini di Stilo sono collegate alla distruzione di Caulonia operata da Dionigio di Siracusa. Crebbe rapidamente d'importanza tanto che dal X secolo divenne il centro bizantino più rilevante della Calabria meridionale. Rimane memorabile la sua resistenza ai Normanni e la tenace fedeltà agli Angioini che ne fecero uno dei castelli più importanti della regione. Borgo bizantino del X sec. situato alle falde del monte Consolino, dominato dai ruderi di quello che fu un grande e possente Castello normanno. Degno di interesse è il centro storico di Stilo, ricco di palazzi nobiliari e di chiese, tra cui il Duomo eretto nel 1300, la chiesa di San Francesco, la chiesa di San Giorgio, la chiesa della Madonna delle Grazie, la chiesa di San Giovanni Theresti. Nell'ex complesso Monastico San Giovanni Theresti è ospitata la Pinacoteca Comunale "Francesco Cozza". Riconosciuto nel 2011 borgo tra i più belli d’Italia, è in lista dal 2006 con altri sette siti basiliano-bizantini calabresi, per il riconoscimento di Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO. Se ci si trova in questa località la prima domenica di Agosto, si può assistere a una delle manifestazioni più belle e suggestive della tradizione popolare calabrese: Il Palio di Ribusa.
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Stilo
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Stilo è un centro agricolo ai piedi del monte Consolino, in provincia di Reggio Calabria. L'antico borgo disposto a gradinate, è caratterizzato da case in pietra scura che sembrano dipinte nella roccia. Di origine greca, passata poi sotto il dominio dei Bizantini nel X secolo, divenne il più importante centro bizantino della Calabria meridionale. Conosciuta per aver dato i natali al filosofo Tommaso Campanella, autore de "La Città del Sole", è dominata da una delle principali testimonianze del periodo bizantino: La Cattolica, bellissimo tempietto del X sec. E' uno tra i più importanti monumenti della regione, ed è miracolosamente intatta. Le origini di Stilo sono collegate alla distruzione di Caulonia operata da Dionigio di Siracusa. Crebbe rapidamente d'importanza tanto che dal X secolo divenne il centro bizantino più rilevante della Calabria meridionale. Rimane memorabile la sua resistenza ai Normanni e la tenace fedeltà agli Angioini che ne fecero uno dei castelli più importanti della regione. Borgo bizantino del X sec. situato alle falde del monte Consolino, dominato dai ruderi di quello che fu un grande e possente Castello normanno. Degno di interesse è il centro storico di Stilo, ricco di palazzi nobiliari e di chiese, tra cui il Duomo eretto nel 1300, la chiesa di San Francesco, la chiesa di San Giorgio, la chiesa della Madonna delle Grazie, la chiesa di San Giovanni Theresti. Nell'ex complesso Monastico San Giovanni Theresti è ospitata la Pinacoteca Comunale "Francesco Cozza". Riconosciuto nel 2011 borgo tra i più belli d’Italia, è in lista dal 2006 con altri sette siti basiliano-bizantini calabresi, per il riconoscimento di Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO. Se ci si trova in questa località la prima domenica di Agosto, si può assistere a una delle manifestazioni più belle e suggestive della tradizione popolare calabrese: Il Palio di Ribusa.
Vi sono luoghi dove la storia sembra esalare e rievocare antichi fasti, dove la natura primeggia incontaminata, dove il mare si unisce con il cielo e forma un unico panorama. Questi luoghi appartengono ad angoli privilegiati e suggestivi del Mediterraneo, lembi di mare e di terra da conoscere ed amare. È questa l'Area Marina Protetta "Capo Rizzuto", la cui istituzione si propone di preservare un tratto di costa unico dal punto di vista ambientale, contraddistinto per oltre 40 km da una lunga teoria di piccole insenature, e di tutelare del vasto e ricco patrimonio archeologico presente sui fondali marini. Al suo interno sono state individuate tre zone di Riserva Integrale, classificate come zona A, corrispondenti ai tratti di mare circostanti Capo Colonna, Capo Cimiti, e Capo Bianco, dove vige un regime di tutela assai rigido. La zona B, di Riserva Generale, che comprende il tratto di mare da Capo Donato fino al limite est di Barco Vercillo. In questa area sono consentite: la balneazione, le visite guidate subacquee, le immersioni subacquee disciplinate dall'Ente gestore, la navigazione a vela ed a motore. Esiste, infine, una zona C, di Riserva Parziale, comprendente il residuo tratto di mare all'interno del perimetro dell'AMP, dove sono consentite le attività previste per la zona B. L'AMP è un luogo da amare e rispettare, ma anche da vivere. La bellezza della flora e della fauna dell'AMP può essere ammirata nell'Aquarium di Capo Rizzuto. Sono da visitare le venti vasche che ospitano pesci e organismi marini per scoprire le loro abitudini e alcune curiosità sull'ambiente marino. Occhiate, salpe, anemoni di mare, saraghi, cernie sono i graditi ospiti dell'Aquarium, dotato di una sala multimediale, dove si possono approfondire percorsi didattici e condurre studi specifici, con l'ausilio di proiezioni e filmati. L'Aquarium è anche Centro di Educazione all'Ambiente Marino (CEAM), luogo in cui si organizzano iniziative di educazione ambienta??le per diffondere tra i giovani una rinnovata coscienza ambientalista e centro di Recupero e Soccorso della Tartaruga Caretta caretta. A bordo di battelli a fondo trasparente o a visione sottomarina, si ha la possibilità di osservare la vita dei fondali, ammirare pesci e alghe variegate, incrociare branchi di barracuda. Affidandosi alla professionalità dei diving locali si possono fare immersioni e ammirare i fondali pieni di vita, di colori e di forme. Non meno interessante è la visita dell'imponente Castello Aragonese di le Castella, costruito sul mare sul finire del XIII secolo, uno dei più rappresentativi monumenti della Calabria. I fondali sono caratterizzati da vaste distese di Poseidonia Oceanica, rifugio ideale per numerose specie marine: cernie, barracuda, e pesci pappagallo. Viene spesso segnalata la presenza di delfini e tartarughe Caretta Caretta, il cui numero è aumentato dopo la realizzazione dell'area marina.
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Capo Rizzuto
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Vi sono luoghi dove la storia sembra esalare e rievocare antichi fasti, dove la natura primeggia incontaminata, dove il mare si unisce con il cielo e forma un unico panorama. Questi luoghi appartengono ad angoli privilegiati e suggestivi del Mediterraneo, lembi di mare e di terra da conoscere ed amare. È questa l'Area Marina Protetta "Capo Rizzuto", la cui istituzione si propone di preservare un tratto di costa unico dal punto di vista ambientale, contraddistinto per oltre 40 km da una lunga teoria di piccole insenature, e di tutelare del vasto e ricco patrimonio archeologico presente sui fondali marini. Al suo interno sono state individuate tre zone di Riserva Integrale, classificate come zona A, corrispondenti ai tratti di mare circostanti Capo Colonna, Capo Cimiti, e Capo Bianco, dove vige un regime di tutela assai rigido. La zona B, di Riserva Generale, che comprende il tratto di mare da Capo Donato fino al limite est di Barco Vercillo. In questa area sono consentite: la balneazione, le visite guidate subacquee, le immersioni subacquee disciplinate dall'Ente gestore, la navigazione a vela ed a motore. Esiste, infine, una zona C, di Riserva Parziale, comprendente il residuo tratto di mare all'interno del perimetro dell'AMP, dove sono consentite le attività previste per la zona B. L'AMP è un luogo da amare e rispettare, ma anche da vivere. La bellezza della flora e della fauna dell'AMP può essere ammirata nell'Aquarium di Capo Rizzuto. Sono da visitare le venti vasche che ospitano pesci e organismi marini per scoprire le loro abitudini e alcune curiosità sull'ambiente marino. Occhiate, salpe, anemoni di mare, saraghi, cernie sono i graditi ospiti dell'Aquarium, dotato di una sala multimediale, dove si possono approfondire percorsi didattici e condurre studi specifici, con l'ausilio di proiezioni e filmati. L'Aquarium è anche Centro di Educazione all'Ambiente Marino (CEAM), luogo in cui si organizzano iniziative di educazione ambienta??le per diffondere tra i giovani una rinnovata coscienza ambientalista e centro di Recupero e Soccorso della Tartaruga Caretta caretta. A bordo di battelli a fondo trasparente o a visione sottomarina, si ha la possibilità di osservare la vita dei fondali, ammirare pesci e alghe variegate, incrociare branchi di barracuda. Affidandosi alla professionalità dei diving locali si possono fare immersioni e ammirare i fondali pieni di vita, di colori e di forme. Non meno interessante è la visita dell'imponente Castello Aragonese di le Castella, costruito sul mare sul finire del XIII secolo, uno dei più rappresentativi monumenti della Calabria. I fondali sono caratterizzati da vaste distese di Poseidonia Oceanica, rifugio ideale per numerose specie marine: cernie, barracuda, e pesci pappagallo. Viene spesso segnalata la presenza di delfini e tartarughe Caretta Caretta, il cui numero è aumentato dopo la realizzazione dell'area marina.

Natura

Di notevole valore escursionistico e paesaggistico la Riserva Naturale Regionale delle Valli Cupe con i suoi canyon, monoliti, alberi secolari e le cascate dei fiumi Campanaro e Crocchio. Il Canyon Valli Cupe unico in Europa nel suo genere e custodisce la rarissima felce bulbifera.Gli altri canyon sono Melissano, Inferno, Gole del Crocchio, Catoie-Barbaro e Raga. Il monolito più importante è dopo Pietra Aggiallu alto circa 18 metri è quello di Misorbo . Gli alberi secolari sono il Gigante Buono di quasi 9 metri di circonferenza, il Gigante Greco e i Giganti di Cavallopoli . Tra le innumerevoli cascate si annoverano le cascate Campanaro, Rupe, Allori, Salice, Muschi, Chiusa, Chiusetta, Rovetto, San Basile, Crocchio, Cavallopoli e quella dell'Inferno che con le sue profonde gole e i suoi vetusti platani orientali è ritenuta una delle più suggestive. Tra le emergenze storico-archeologiche si ricordano il Monastero dei santi Tre Fanciulli e l'antica città di Barbaro di antichissima fondazione e legata al Paldino Orlando e a tutto il ciclo carolingio.
51 persone del luogo consigliano
Riserva naturale regionale Valli Cupe
25 Via Sila
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Di notevole valore escursionistico e paesaggistico la Riserva Naturale Regionale delle Valli Cupe con i suoi canyon, monoliti, alberi secolari e le cascate dei fiumi Campanaro e Crocchio. Il Canyon Valli Cupe unico in Europa nel suo genere e custodisce la rarissima felce bulbifera.Gli altri canyon sono Melissano, Inferno, Gole del Crocchio, Catoie-Barbaro e Raga. Il monolito più importante è dopo Pietra Aggiallu alto circa 18 metri è quello di Misorbo . Gli alberi secolari sono il Gigante Buono di quasi 9 metri di circonferenza, il Gigante Greco e i Giganti di Cavallopoli . Tra le innumerevoli cascate si annoverano le cascate Campanaro, Rupe, Allori, Salice, Muschi, Chiusa, Chiusetta, Rovetto, San Basile, Crocchio, Cavallopoli e quella dell'Inferno che con le sue profonde gole e i suoi vetusti platani orientali è ritenuta una delle più suggestive. Tra le emergenze storico-archeologiche si ricordano il Monastero dei santi Tre Fanciulli e l'antica città di Barbaro di antichissima fondazione e legata al Paldino Orlando e a tutto il ciclo carolingio.
Tra l'Aspromonte e la Sila si trova il Parco Regionale delle Serre, area naturale protetta. Il Parco è percorso da due lunghe catene montuose, da grandi boschi e da corsi d'acqua con cascate altissime. La geografia del territorio ha custodito l’ecosistema naturale grazie alla presenza di diverse montagne, contrapposte l’una all’altra, scavate da gole scoscese e sinuose, conservando dunque uno stato di mantenimento ottimale. L’ambiente, infatti, è stato investito da un lentissimo processo di trasformazione, tanto che l’eco-sistema oggi esistente è assolutamente simile a quello formatosi in epoca storica. Si può difatti asserire che il territorio offre opportunità ambientali molto varie, tra cui alcune praticamente perfette dal punto di vista eco-sistemico. Il parco, per la varietà di ambienti naturali, viene suddiviso in cosiddette zone, in modo che si applichino, a seconda della superficie interessata, diverse misure di tutela e salvaguardia del territorio Il paesaggio delle Serre costituisce uno dei più multiformi complessi forestali della Calabria, grazie alla caratterizzazione di versanti e rilievi coperti da vaste estensioni di bosco. Le formazioni boschive presenti sono: la macchia mediterranea, situata prevalentemente nelle zone più basse; i castagneti, presenti a quote più alte; infine le faggete e le abetine, che rivestono fino alla sommità tutti i maggiori rilievi, in un settore che per l'imponenza del soprassuolo arboreo, la ricchezza faunistica e la presenza di numerosi ruscelli, appare di rara bellezza. Le specie vegetali che predominano nel territorio sono: castagno (retto a fusto alto nelle zone migliori ed a ceduo nelle altre), Pino laricio, Ontano comune, Ontano napoletano (in fustaie spontanee che ricoprono tutte le parti vallive, le zone più fresche e gli alvei fluviali), Faggio e Abete bianco (specie di grande valenza naturalistica presente a gruppi e a boschi puri e misti più o meno estesi nelle zone più alte e fredde), Leccio, Pioppo bianco, Pioppo tremulo, Tasso, Salice comune, Acero comune Robino (più sporadico nelle zone più basse). L’aspetto faunistico più rilevante del Parco delle Serre è la presenza del lupo, specie rappresentativa che ha scelto e riconquistato il territorio dopo decenni di assenza. Altrettanto rara e importante è la presenza dell’istrice. Altro fondamentale protagonista della fauna delle Serre è il Gatto selvatico. L’attrazione di una terra affascinante si manifesta anche attraverso una produzione artigianale che ammalia i visitatori e che si coniuga perfettamente con le richieste degli stessi.
12 persone del luogo consigliano
Natural regional park of Serre
2 Via Santa Rosellina
12 persone del luogo consigliano
Tra l'Aspromonte e la Sila si trova il Parco Regionale delle Serre, area naturale protetta. Il Parco è percorso da due lunghe catene montuose, da grandi boschi e da corsi d'acqua con cascate altissime. La geografia del territorio ha custodito l’ecosistema naturale grazie alla presenza di diverse montagne, contrapposte l’una all’altra, scavate da gole scoscese e sinuose, conservando dunque uno stato di mantenimento ottimale. L’ambiente, infatti, è stato investito da un lentissimo processo di trasformazione, tanto che l’eco-sistema oggi esistente è assolutamente simile a quello formatosi in epoca storica. Si può difatti asserire che il territorio offre opportunità ambientali molto varie, tra cui alcune praticamente perfette dal punto di vista eco-sistemico. Il parco, per la varietà di ambienti naturali, viene suddiviso in cosiddette zone, in modo che si applichino, a seconda della superficie interessata, diverse misure di tutela e salvaguardia del territorio Il paesaggio delle Serre costituisce uno dei più multiformi complessi forestali della Calabria, grazie alla caratterizzazione di versanti e rilievi coperti da vaste estensioni di bosco. Le formazioni boschive presenti sono: la macchia mediterranea, situata prevalentemente nelle zone più basse; i castagneti, presenti a quote più alte; infine le faggete e le abetine, che rivestono fino alla sommità tutti i maggiori rilievi, in un settore che per l'imponenza del soprassuolo arboreo, la ricchezza faunistica e la presenza di numerosi ruscelli, appare di rara bellezza. Le specie vegetali che predominano nel territorio sono: castagno (retto a fusto alto nelle zone migliori ed a ceduo nelle altre), Pino laricio, Ontano comune, Ontano napoletano (in fustaie spontanee che ricoprono tutte le parti vallive, le zone più fresche e gli alvei fluviali), Faggio e Abete bianco (specie di grande valenza naturalistica presente a gruppi e a boschi puri e misti più o meno estesi nelle zone più alte e fredde), Leccio, Pioppo bianco, Pioppo tremulo, Tasso, Salice comune, Acero comune Robino (più sporadico nelle zone più basse). L’aspetto faunistico più rilevante del Parco delle Serre è la presenza del lupo, specie rappresentativa che ha scelto e riconquistato il territorio dopo decenni di assenza. Altrettanto rara e importante è la presenza dell’istrice. Altro fondamentale protagonista della fauna delle Serre è il Gatto selvatico. L’attrazione di una terra affascinante si manifesta anche attraverso una produzione artigianale che ammalia i visitatori e che si coniuga perfettamente con le richieste degli stessi.
Posto lungo il confine delle provincia di Reggio Calabria e Catanzaro, Bivongi è situata nella Vallata dello Stilaro, ai piedi del Monte Consolino, in una zona ricca di bellezze naturalistiche e paesaggistiche di grande rilievo. La storia di Bivongi ha inizio nell'anno 1000. Il primo documento che attesta l'esistenza di Bivongi è il Brebion nel 1050. In esso vengono descritti le proprietà dei monasteri ivi ubicati, e testimonia la presenza dell'attività dell'allevamento del baco da seta. Bobonges sarebbe nato da due precedenti centri abitati, uno Mangiuni in cui era presente il monastero di San Nicola che risale al periodo bizantino e l'altro ad Abatìa e Casale dove si trova la Chiesa dello Spirito Santo. I beni di Bobonges appartenevano al monastero dell'Arsafia. Nel periodo bizantino Bobonges dipendeva dal Monastero dell'Arsafia, i cui ruderi sono visibili e posizionati nel comune di Monasterace, sul fiume Stilaro. Ruggero il Normanno concesse il convento alla Certosa di Serra S. Bruno. Proprio nell’alto corso del fiume Stilaro si può ammirare la splendida Cascata del Marmico, tra le più alte d’Italia. La cascata si trova al vallone Folea, denominato salto di Marmarico, che significa lento o pesante, probabilmente dall'impressione che l'acqua, seppure in perenne caduta, sembri apparentemente formare dei filamenti immobili. È la cascata più alta dell'Appennino meridionale con i suoi 120m. La Cascata del Marmarico ha ottenuto il riconoscimento di Meraviglia italiana. Lungo il corso alto della fiumara Stilaro, nei pressi della cascata, sono presenti numerosissimi esemplari di Woodwardia Radicans, una felce rara, che a fianco delle tante orchidee presenti nel comprensorio, rendono la vallata dello Stilaro una tra le più interessanti aree italiane anche dal punto di vista botanico
11 persone del luogo consigliano
Bivongi
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Posto lungo il confine delle provincia di Reggio Calabria e Catanzaro, Bivongi è situata nella Vallata dello Stilaro, ai piedi del Monte Consolino, in una zona ricca di bellezze naturalistiche e paesaggistiche di grande rilievo. La storia di Bivongi ha inizio nell'anno 1000. Il primo documento che attesta l'esistenza di Bivongi è il Brebion nel 1050. In esso vengono descritti le proprietà dei monasteri ivi ubicati, e testimonia la presenza dell'attività dell'allevamento del baco da seta. Bobonges sarebbe nato da due precedenti centri abitati, uno Mangiuni in cui era presente il monastero di San Nicola che risale al periodo bizantino e l'altro ad Abatìa e Casale dove si trova la Chiesa dello Spirito Santo. I beni di Bobonges appartenevano al monastero dell'Arsafia. Nel periodo bizantino Bobonges dipendeva dal Monastero dell'Arsafia, i cui ruderi sono visibili e posizionati nel comune di Monasterace, sul fiume Stilaro. Ruggero il Normanno concesse il convento alla Certosa di Serra S. Bruno. Proprio nell’alto corso del fiume Stilaro si può ammirare la splendida Cascata del Marmico, tra le più alte d’Italia. La cascata si trova al vallone Folea, denominato salto di Marmarico, che significa lento o pesante, probabilmente dall'impressione che l'acqua, seppure in perenne caduta, sembri apparentemente formare dei filamenti immobili. È la cascata più alta dell'Appennino meridionale con i suoi 120m. La Cascata del Marmarico ha ottenuto il riconoscimento di Meraviglia italiana. Lungo il corso alto della fiumara Stilaro, nei pressi della cascata, sono presenti numerosissimi esemplari di Woodwardia Radicans, una felce rara, che a fianco delle tante orchidee presenti nel comprensorio, rendono la vallata dello Stilaro una tra le più interessanti aree italiane anche dal punto di vista botanico
Nel cuore della Calabria, il Parco nazionale della Sila si offre ai turisti come luogo affascinante, ricco di itinerari suggestivi e paesaggi emozionanti, montagne e valli incantate, piante spettacolari e una grande varietà di animali. Il parco custodisce al suo interno uno dei più significativi patrimoni di biodiversità che merita di essere amato e soprattutto protetto. Il simbolo del Parco è il lupo, specie depredata per secoli e fortunatamente sopravvissuta fino al 1970, anno in cui fu istituita una legge a favore della sua salvaguardia. Angoli selvaggi, scenari grandiosi di storia, che cambiano e si modificano con il variare delle quote e delle stagioni creando atmosfere magiche, meravigliosi contrasti e armoniosi accordi di colori e sfumature. Nel parco si possono ammirare i cosiddetti “patriarchi vegetali”, circondati da muschi, licheni, erbe, felci, arbusti, rampicanti, policromi fiori e da una miriade di animali: veri e propri simboli di biodiversità e portatori di un particolare patrimonio genetico. Sono alberi singolari, che convivono in equilibrio con l'ambiente, che moderano il clima e valorizzano il paesaggio, difendono il suolo e proteggono le riserve idriche. Sono “eroi” che non solo meritano ammirazione per la loro bellezza, ma soprattutto perché restituiscono all’uomo un equilibrio vitale superiore, non solo materiale, ma soprattutto mistico. La superficie boschiva del Parco è così ampia da essere, tra tutti i parchi nazionali italiani, quello con la maggior percentuale di terreno boschivo: circa l'80% del totale è costituita principalmente da faggete e pinete del tipico pino silano, il Laricio. Ampie sono le vallate che si aprono lungo le dorsali del Parco ove è praticata la pastorizia, con forme di transumanza ed alpeggio che resistono tutt'oggi, con un’agricoltura legata soprattutto alla coltivazione della patata della Sila I.G.P. Orme nel Parco è il primo Parco Avventura in Calabria, un parco acrobatico sospeso tra gli alberi ed immerso in uno splendido bosco di faggi, nel cuore della Sila Piccola, dove l'equilibrio, lo spirito d'avventura, la voglia di mettersi in gioco, la coordinazione e in parte anche la forza, sono gli elementi indispensabili per vincere la sfida. Nel Parco Avventura è possibile praticare anche altre attività pensate per tutte le esigenze delle famiglie. Come il trekking: alla scoperta della Sila Piccola percorrendo gli itinerari del Parco Nazionale affiancati da una guida GAE (Ambientale Escursionistica). Escursioni in mountain bike: alla scoperta della Sila Piccola percorrendo gli itinerari del Parco Nazionale in bicicletta, in libertà o noleggiando un navigatore GPS. Per i gruppi e le scolaresche si può scegliere l’orienteering: un gioco rivolto soprattutto ai bambini e ai ragazzi delle scuole, per acquisire la capacità di orientarsi attraverso l'uso di bussole.
139 persone del luogo consigliano
Parco Nazionale della Sila
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Nel cuore della Calabria, il Parco nazionale della Sila si offre ai turisti come luogo affascinante, ricco di itinerari suggestivi e paesaggi emozionanti, montagne e valli incantate, piante spettacolari e una grande varietà di animali. Il parco custodisce al suo interno uno dei più significativi patrimoni di biodiversità che merita di essere amato e soprattutto protetto. Il simbolo del Parco è il lupo, specie depredata per secoli e fortunatamente sopravvissuta fino al 1970, anno in cui fu istituita una legge a favore della sua salvaguardia. Angoli selvaggi, scenari grandiosi di storia, che cambiano e si modificano con il variare delle quote e delle stagioni creando atmosfere magiche, meravigliosi contrasti e armoniosi accordi di colori e sfumature. Nel parco si possono ammirare i cosiddetti “patriarchi vegetali”, circondati da muschi, licheni, erbe, felci, arbusti, rampicanti, policromi fiori e da una miriade di animali: veri e propri simboli di biodiversità e portatori di un particolare patrimonio genetico. Sono alberi singolari, che convivono in equilibrio con l'ambiente, che moderano il clima e valorizzano il paesaggio, difendono il suolo e proteggono le riserve idriche. Sono “eroi” che non solo meritano ammirazione per la loro bellezza, ma soprattutto perché restituiscono all’uomo un equilibrio vitale superiore, non solo materiale, ma soprattutto mistico. La superficie boschiva del Parco è così ampia da essere, tra tutti i parchi nazionali italiani, quello con la maggior percentuale di terreno boschivo: circa l'80% del totale è costituita principalmente da faggete e pinete del tipico pino silano, il Laricio. Ampie sono le vallate che si aprono lungo le dorsali del Parco ove è praticata la pastorizia, con forme di transumanza ed alpeggio che resistono tutt'oggi, con un’agricoltura legata soprattutto alla coltivazione della patata della Sila I.G.P. Orme nel Parco è il primo Parco Avventura in Calabria, un parco acrobatico sospeso tra gli alberi ed immerso in uno splendido bosco di faggi, nel cuore della Sila Piccola, dove l'equilibrio, lo spirito d'avventura, la voglia di mettersi in gioco, la coordinazione e in parte anche la forza, sono gli elementi indispensabili per vincere la sfida. Nel Parco Avventura è possibile praticare anche altre attività pensate per tutte le esigenze delle famiglie. Come il trekking: alla scoperta della Sila Piccola percorrendo gli itinerari del Parco Nazionale affiancati da una guida GAE (Ambientale Escursionistica). Escursioni in mountain bike: alla scoperta della Sila Piccola percorrendo gli itinerari del Parco Nazionale in bicicletta, in libertà o noleggiando un navigatore GPS. Per i gruppi e le scolaresche si può scegliere l’orienteering: un gioco rivolto soprattutto ai bambini e ai ragazzi delle scuole, per acquisire la capacità di orientarsi attraverso l'uso di bussole.